La parola sicuro non significa inviolabile, perché il rischio zero non esiste. Tuttavia, questo semplice principio non è ancora pienamente accettato.
Fonti internazionali che trattano il rischio come materia del proprio business hanno riportato messaggi puntuali e chiari su come tale concetto non sia perseguibile, spiegando che ogni rischio risulta quantificabile e gestibile, ma non completamente eludibile.
Il vero problema è che su questi aspetti oggi si è spesso ostinati e poco disposti ad accettare i rischi, oltre a non comprendere con precisione il reale danno che può essere generato da un abuso informatico – soprattutto in termini di brand-reputation e web-reputation – se non correlando il tutto a una diretta perdita di denaro.
Nel prossimo futuro verremo chiamati più volte in causa, in quanto siamo solo all’inizio di questa sorta di competizione che coinvolgerà tutti, pena una de-digitalizzazione di massa che riporterà l’uomo agli inizi del ‘900.
Se questo sia un presagio falso o una futura verità, lo scopriremo solo vivendo.
Sicuramente la materia è complessa ma dobbiamo cominciare a pensare che la sicurezza informatica viene fatta da ognuno di noi e coinvolge le vite di ognuno ed è arrivato il momento di elevarci dall’essere focalizzati solo sul business, perché il business, potrebbe non esserci più oppure riportare danni economici insostenibili.
Per evitare tutto questo, in una complessità in continuo aumento, c’è solo una soluzione: quella della condivisione della responsabilità.