La gestione dei dati personali è una questione molto sentita in diversi ambiti, ma soprattutto in quello sanitario è importante prestare una maggiore e particolare attenzione.
Infatti, Il GDPR ha classificato i dati sanitari come categorie particolari di dati, per cui ha anche indicato delle specifiche basi giuridiche con cui deve avvenire il trattamento e ha evidenziato l’adozione di misure di sicurezza di un livello adeguato.
Se, infatti, queste indicazioni non vengono rispettate, è possibile incorrere in sanzioni anche piuttosto pesanti. Ecco perché, se si desidera lavorare nell’ambito della gestione e trattamento dei dati personali nel settore sanitario è necessario seguire un corso di formazione adeguato.
Cosa è importante sapere sulla conservazione e trattamento del dato in sanità
Nel 2019, il Garante Privacy ha chiarito che, quando ci si riferisce all’ordinaria attività medica, sia pubblica che privata, il consenso al trattamento dei dati non è obbligatorio.
Tuttavia, quello a cui sembra essere dedicata maggiore attenzione, invece, è il tempo di conservazione della documentazione sanitaria che, secondo l’ordinamento vigente, può essere diverso in base alla tipologia di dato.
Quindi, spetta poi all’operatore sanitario, o a chi si occupa della gestione dei dati, individuare la natura della documentazione e riconoscere quale sia la normativa di riferimento applicabile assumendosi la responsabilità.
La principale documentazione prodotto in ambito sanitario fa riferimento alle cartelle cliniche e ai documenti di radiologia, completi di referti. Se nel primo caso, la cartella clinica va conservata per un tempo illimitato, seguendo l’indicazione data dalla Circolare del Ministero della Sanità del 19 dicembre 1986, è pur vero che non esiste una definizione specifica di cartella clinica nell’ordinamento giuridico.
Per quanto riguarda invece la documentazione radiologica, viene specificato un tempo diverso: l’iconografica radiologica va conservata per almeno dieci anni, mentre il referto allegato va tenuto illimitatamente.
Inoltre, alcune importanti questioni sono legate anche all’introduzione della documentazione elettronica, alla cancellazione dei dati e ai documenti prodotti dai liberi professionisti.
L’ambito della conservazione e del consenso dei dati in sanità, quindi, non è ben definito e solo un corso di formazione adeguato potrà chiarire le idee.
Corso di formazione per esperti nel trattamento dei dati in ambito sanitario
Il corso di formazione sul trattamento dei dati in ambito sanitario permette di approfondire la normativa relativa alla conservazione dei dati, anche in formato digitale, e conoscere la differenza tra “privacy by design e la privacy by default”. Inoltre, una parte viene dedicata alla “Telemedicina” e alla gestione dei dati durante un’emergenza sanitaria.
Conoscere le modalità e i limiti relativi al trattamento dei dati e i soggetti che si occupano del trattamento e della conservazione dei dati in sanità, permette di evitare di incorrere in sanzioni.
Chi segue il corso, potrà offrire la sua consulenza in ambito privacy sia nelle strutture sanitarie pubbliche, sia in quelle private: quindi, potrà occuparsi di questo argomento negli studi medici e anche nelle grandi strutture ospedaliere.
Inoltre, dopo il corso si sarà adeguatamente formati per fornire assistenza ai soggetti vittime di violazione della privacy i cui dati sensibili e personali sono stati trattati senza la loro autorizzazione.
Il corso sul trattamento dei dati personali in sanità va a formare figure altamente specializzate, come Data Protection Officer (DPO) per il Settore Sanitario, Responsabile Privacy, addetto alla manutenzione del Sistema Informatico per il Settore Sanitario o Amministratore di Sistema per il Settore Sanitario, solo per citarne alcune.
Si tratta di una grande opportunità lavorativa e di una possibilità interessante per dare una svolta alla propria carriera, in un ambito che è in continuo cambiamento e che, quindi, richiede sempre personale specializzato e aggiornato.
Se il trattamento dei dati personali non viene eseguito correttamente secondo la normativa, il rischio è di incorrere in sanzioni amministrative che prevedono il pagamento di una quota importante, che può superare anche i 20 milioni di euro, o di rischiare anche pesanti conseguenze sul piano legale.
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